L’Angelo venduto – Cap. 02

Mi chiamo Angelo, ho 34 anni, i 180 centimetri sono rimasti tali ma ora il mio peso è quello forma. Il mio corpo è meno morbido e pure il mio cuore si è indurito. Mi sento sempre un fascio di nervi pronto ad esplodere. La rabbia verso Giovanna, la mia ex, si è trasformata nella determinazione per lavorare su me stesso come mai prima. Dovrei persino ringraziarla: il pompino che fatto al collega è stato la mia rinascita. Ho smesso di bere, fumare, mangiare schifezze e poltrire davanti alla televisione.

Unica passione, vizio, interesse…chiamatela come volete: sedurre, scopare e…..farmi pagare! Sono un puttano? Semantica…non me frega un cazzo delle definizioni e dei giudizi. Fino a quando va bene a me, gli altri si fottano!

Abituale frequentatore della palestra, è quasi costante anche il pranzo in uno dei piccoli punti ristoro del centro commerciale. Pranzi leggeri e nutrienti per mantenere il ritrovato benessere.

Il piccolo ristorantino: un banco con gli alimenti e pochi tavoli subito in fronte, è gestito da una donna di circa 40 anni di nome Lucia. E’ aiutata nel lavoro da due fighette ventenni che non fanno altro che fare le civette con i clienti. L’obiettivo è presto detto, farli tornare spesso e volentieri a consumare il pranzo. Hanno civettato anche con me, senza esito. Ho capito che la fanno solo annusare e non la mollano. Esibiscono spesso magliette aderenti e scollate. Hanno belle tette ed è un piacere guardarle. Non nutro alcun desiderio verso di loro…..resterebbe inappagato.

Un giorno è Lucia che mi porta il pranzo al tavolo: è l’occasione per il trappolone!
“Non ci sono oggi le ninfette?”
“Zitto…. mi hanno lasciata da sola a fare tutto. Dovevano arrivare un’ora fa!”
“Sono felice per i clienti che oggi possono ammirare una vera donna!”
“Ma cosa dici…. non la guardano mica una con un culone come il mio!”
“Saprei io cosa infilare in quel bel culone”, le dico sorridendo candido.
“Ma….ma…. ma tu sei matto….”, arrossisce e ride. La reazione svela ben due cose: non disdegna il cazzo in culo e sta valutando l’idea di prendere il mio.

Pago, saluto e esco.
I giorni passano. Ogni volta che vado al ristorantino mi serve Lucia. Le ninfette non mi si filano nemmeno. Che qualcuno abbia messo il veto? Ormai è certo, Lucia ha deciso di portarmi a letto!

“Scusa Angelo mi si è scaricata la batteria della macchina, mi daresti un passaggio a casa questo pomeriggio alle tre?”, chiede Lucia allusiva…
“Ho comperato la macchina apposta…..”, mi metto comodo e con una coca aspetto la mia passeggera. L’immaginazione già vola e l’uccello inizia lievemente a spingere.
Non mi scappano le sue fugaci occhiate nella mia direzione: sta rimirando la preda. Pensa di essere lei la predatrice. Avrà un amaro risveglio, un po’ mi spiace, ma è la realtà.

“Andiamo?”. Dismessa la divisa è molto più carina di quanto pensassi. Leggermente abbondanti i fianchi e il culone. I seni opulenti non paiono cadenti. Il volto giovanile è truccato con gusto. I capelli raccolti e la pelle tonica. L’ampio e solare sorriso la rende più che desiderabile. Mi alzo e, porgendole il braccio, la accompagno alla mia vettura. Apprezza la cavalleria d’antan: mi ringrazia quando le apro lo sportello per farla accomodare in macchina.

Pochi minuti e siamo sotto casa sua. Lascio tutto a lei l’imbarazzo di far evolvere la situazione. Spengo la vettura e la guardo. Impagabile vedere una donna chiedere, titubante, ciò che vuole.
“Sei stato così gentile, vuoi salire a bere qualcosa?”
“Non vorrei disturbare o creare problemi….”, le rispondo fintamente incerto.
“Mio marito rientra tardi questa sera….”
“Veramente io pensavo ai vicini curiosi…”, lei, invece, ha subito pensato al marito……ovvio che il programma che ha in mente non sia proprio aderente ai canoni della fedeltà coniugale.
“Non temere, i vicini sono discreti”, risponde arrossendo: ha capito che ho mangiato la foglia.

Saliamo e dopo il consueto – scusa il disordine – che tutte le donne dicono in qualsiasi occasione, mi lascia in soggiorno per preparare qualcosa da bere. Torna indossando un’elegante vestaglia da casa di seta colorata.
“Mi sono messa comoda, spero non ti spiaccia”, dice reggendo il vassoio. Indugia un po’ troppo nel piegarsi ad appoggiarlo sul basso tavolo. Mi sbatte ad un metro dalla faccia quelle chiappone che risvegliano il mio appetito.
“Saprei io cosa infilare in quel bel culone!. Peccato sia coperto”
“Davvero pensi sia un bel culone….?”

Mi alzo e mi accosto a lei. Continua a volgermi la schiena: non capisco se per ricevere il giudizio o per lasciarmi il campo libero. “Dovrei vederlo meglio…..”, le faccio passare le braccia attorno il corpo, slaccio la cintura e la libero dalla vestaglia. Indossa solo l’intimo e il perizoma sparisce tra le lune dei glutei. Le spingo leggermente la schiena, lei si piega a poggiare le braccia tese sul tavolino. Lì alla pecorina si lascia guardare. Allarga le gambe e vedo dischiudersi l’inguine. La mia mano a cucchiaio la percorre e le strappa un gemito. I suoi umori mi bagnano il palmo al passaggio. La stoffa del piccolo indumento è impregnata del suo desiderio.

“…proprio un bel culone, sentiamo se è anche morbido….”, le tolgo il perizoma, lei non muove un muscolo e rimane piegata. Appoggio al lato della sua bocca il dito indice. Non ho bisogno di darle istruzioni: comincia a leccarlo come fosse un piccolo cazzo. Pochi istanti e lo accosto all’orifizio. Lei corre con le mani ad allargarsi le chiappe per facilitare il mio ingresso. Le infilo l’indice nel culo: entra morbido e senza forzare. “Ti piace usare il culetto…”, le sussurro ammiccante. “Ti basta il dito o vuoi qualcosa di più….grosso”

Per tutta risposta si alza, si accomoda sul divano, alza le gambe a compasso e mostra oscena tutto il suo sesso. Ha la figa più gonfia che abbia mai visto: le labbra carnose e lunghe, la fessura aperta come una piccola caverna. Deve essersi divertita parecchio la signora……
“Quando si dice una figona….”, la canzono irriverente.
“Questa non te la do…”, si nega ridendo e infila tre dita a coprire e colmare la vulva.
“Allora non mi resta che mantenere la promessa…”

Abbasso i pantaloni e i boxer e mi godo riconoscente il suo mugolio al vedere il mio uccello. Salto le presentazioni, mi inginocchio e accosto il glande al buchino. Mi scosta e con la mano sparge il suo miele per ammorbidire l’ano. Appena libero non mi faccio desiderare e percorro il canale con la lenta e costante pressione dei miei fianchi. Mi accoglie solo lievemente scosso al mio passaggio. Le pareti rilassate aderiscono perfettamente a tutto il mio cazzo. Lo sguardo di Lucia è un misto di lussuria e riconoscenza per la delicatezza del trattamento. L’inculatore rispettoso……potrei metterlo sul biglietto da visita!

Passato il lieve fastidio, il suo muovere quasi implora i miei colpi che partono lenti e brevi per diventare lunghi e profondi seguendo la curva del piacere. Intenso e caldo il contatto. Irrorata anche nel retto, facilita il mio scorrere incitato anche dai suoi sospiri. Non le ho scoperto le tette? Azzo, non si fa!
Con il cazzo ben piantato dentro lei le passo le mani sotto la schiena e le libero le due belle tettone. Uno spettacolo per gli occhi e per le mani. Le prendo, le strizzo, le abbraccio. Mi piace giocare con loro. Perdo tempo e me lo fa capire con il movimento dei fianchi. Vuole essere sbattuta, non coccolata ed esplorata. Riprendo a pomparla furioso. Lei intrattiene ruvida il clitoride turgido ed esposto con sapienti tocchi che le amplificano le onde di piacere del ventre. Pochi istanti e insieme godiamo dei nostri corpi fusi. Un orgasmo gutturale e profondo, divampa contemporaneo. I miei fiotti le scaldano la pancia. Prima dentro, gli ultimi fuori. Le spalmo sulla pancia le ultime gocce del mio seme. Lei apre la bocca e trattiene l’urlo in gola. Gli occhi, serrati sino a pochi istanti prima, si spalancano nel momento di massimo piacere regalandomi la gioia di vedere la mia amante soddisfatta e fremente.

Mi scosto e mi alzo: le ginocchia mi bruciano come mai. Per fortuna che sono allenato, altrimenti, ciao ciao, legamenti… Fatico lo stesso un po’ per alzarmi. Le sue gambe, prima aperte e tese, poggiano molli e larghe sul divano. Si carezza ancora la grossa e polposa vulva. Una così, va lunga a letto…..

“Il prossimo pranzo lo offro io…”, mi dice pensando di gratificare il mio ego.
“No, non funziona così: questa la offre la ditta, se mi vuoi ancora tutto per te, 300 a volta. Prendere o lasciare”.

Ride, ride e ride…..fatica a trattenesi. Una reazione così non solo non me l’aspettavo, ma non so cosa dire, cosa fare….. Tra un singulto di riso e l’altro: “Vuoi comprarti casa e aprire anche tu un ristorante?” e via, altre risate.
Ora rido anch’io con lei. Capisco tante cose: la prima è che la mia idea non è poi tanto originale…….

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