Scendi a pisciare il cane? – Cap. 03

Tapparellista

“Tapparellista….”, eccomi con tanto di cassetta dei ferri e un bigliettino vergato dalla elegante grafia di mia moglie con l’indirizzo di Cinzia. Sotto casa sua in jeans e felpa. Sì, quella fortunata, hai visto mai…
“Sali terzo piano….”

La casa ha l’aspetto che hanno tutte le case appena occupate: scatoloni ancora da svuotare, cristalliere ancora da riempire e biblioteche tristemente semivuote.

“E’ passato un uragano?”
“Simpatico! Siamo qua da una settimana e ancora non ho avuto il tempo di sistemare, vuoi farlo tu per caso?”
“No, no….io solo tapparelle!”
“Allora ti chiami Cinzia; nell’incidente del parco non abbiamo avuto modo di presentarci”
“Ahahah chiami incidente un pompino Franco?”

Il soggiorno è chiuso dal mondo esterno da una tapparella immensa che è totalmente abbassata. Nessun accenno di corda, sarà lungo come intervento. La guardiamo quasi in contemplazione quella tapparella che mi aspetta.

“Giovanna dice che sei bravo ad aggiustarle…”
“Sapesse anche quanto sei brava tu in….incidenti al parco. Ma tuo marito non c’è?”, meglio chiedere.
“E’ nella nostra vecchia casa a prendere altri scatoloni, a 200 km da qui..”, pensato a tutto, brava!
“Non ne avete già abbastanza di scatole qui?”
“Scemo”, non mi sfugge la linguetta che balugina dalle labbra…

Apro la scala che mi passa.
“Caffè?”
“Come disse il mio docente di filosofia, c’è sempre tempo per un caffè”

I minuti passano e, come spesso accade, i discorsi scivolano. Alla nostalgia, alla giovinezza, al passato. Tutte scuse per scoprire affinità e lati intriganti…

“Giovanna dice che ne avete combinate assieme….”, sono curioso, come sempre.
“Ahahah eravamo giovani. Pulzelle in appartamento, un’altra città e un corso di studi molto frequentato….”
“Quindi non avevate problemi a socializzare….”, mai bevuto un caffè così lentamente. Sotto gli occhi di una scala che aspetta solo di essere usata.
“Con Giovanna è sempre stato facile, eravamo una bella coppia di….”
“…di…”, le manca la parola che invece lampeggia nella mia testa
“…di buongustaie!”, ecco, non proprio uguale a quella che pensavo io.
“Ascolta Cinzia, la conversazione è interessane, perché sporcarla con eufemismi? Vi piaceva succhiare cazzi”, voglio almeno vederla arrossire!
“Ahaha hai ragione! Sì era la nostra passione il sesso orale. Eravamo portate…ma mica solo cazzi: è ancora così buona la fica di Giovanna?”, temo di essere arrossito io!
“Come!?”. Inebetito, incredulo e altrettanto eccitato dalla scoperta.
“Aspettami qua…..”, fugge in camera come presa da un improvviso lampo di genio.

Eccomi a rimirare la tapparella e la scala con la mente che vortica di pensieri
“Andavamo molto d’accordo io e Giovanna e studiavamo sempre assieme, sai tra una sessione di studi e l’altra ci si rilassava un po’….”, l’accompagna un album chiuso da un lucchetto. Quei diari segreti tanto di moda anni fa.
“Facevamo le sceme e raccontavamo tutto qua!”, picchiando l’indice sulla copertina finto pelle rossa. Una piccola chiave apre quello che è allo stesso tempo lo scrigno di un tesoro e il vaso di Pandora…

Mi metto comodo, mi appoggio allo schienale con in grembo il pesante album. Cinzia si accoccola accanto a me, le nostre spalle si toccano.

Appiccicati con nastro adesivo trasparente quelli che chiaramente sono peli pubici: in prima pagina i peli delle loro fiche! Con didascalia: Cinzia – Giovanna.
La guardo con occhi spalancati! Sorride compiaciuta e volta la pagina al posto mio.
Due polaroid un po’ ingiallite ma molto chiare nei soggetti: loro due fotografate nude e con le gambe aperte. Orgogliose e fiere della propria nudità.
“Apperò!”
“Quanto eravamo belle, vero? Credo che quell’album sia il mio miglior ricordo dei vent’anni. Dovrebbero averlo tutte le donne: non sei mai più così bella come a vent’anni!”
“Sì, ma non credo che lo farebbero vedere al marito dell’amica….”, che frase di merda che mi è venuta. Appena detta me la rimangerei…
“Ma non si guarda così! Mio marito quando lo guarda toglie i calzoni!”
“Tuo marito guarda questo album! Ma come! Ma lo sa Giovanna!?
“Uff…quante domande….togliti calzoni e boxer..”

Rieccomi nudo e con il cazzo barzotto a sostenere ancora quello che ora so essere un vaso di Pandora….ma molto eccitante.
Torna al mio fianco, mi appoggia l’album sulle cosce e con la mano si ferma ad accarezzarmi l’uccello.
“Così va meglio, non trovi?”, altra pagina che ruota.
“Hai un bel cazzo sai….sì, lo sai perché altrimenti Giovanna non ti avrebbe sposato”

Una foto più grande quasi a tutta pagina: loro due nude con le dita accostate una alla fica dell’altra. Mi cade l’occhio sulla dedica vergata a mano: “Le due più belle………della facoltà!”
Un altra grafia ha aggiunto in stampatello: troie.
“Dai! fa tanto film porno!”
“Dici? Quella foto l’ha scattata il mio attuale marito….dopo che aveva scopato sia me che Giovanna. Fa ancora tanto film porno?”
“Siete state proprio troie?”, ipnotizzato dalle tante, troppe cose accadute….ero qua per una tapparella!

“Se non si è troie a vent’anni quando si può esserlo? Ora che siamo mogli irreprensibili, rispettate e soddisfatte?”
Le sue ultime parole prima di appoggiare la bocca sul mio cazzo che sta per esplodere.

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