Zante: esterno giorno

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Zante ci picchia in faccia tutta la sua abbacinante bellezza, il sole acceso, le case bianche, le strade incandescenti tutto all’aroma salmastro che arriva dal mare.
A Zante, Venere, la Dea, emerse dalle acque per dare omaggio alla bellezza dell’isola.
Chissà quali venere incontreremo tra poco al Paradise Beach
Accanto a me, cari lettori, c’è la piccola e tenera Lamù. Mammina tenera anche. Ma non solo. Quel sorriso malizioso sempre portato con naturalezza, quel vestitino cordiale e leggero negli svolazzi..e il mio sguardo che le cade sempre sui seni. L’ha notato. Sapete come me ne sono accorto? Ha slacciato un altro bottone e ha, come sempre, sorriso.
Ecco, in fondo si iniziano a vedere delle figure, cominciano a prendere consistenza quei nick che celano lo scribacchino e lo distanziano dallo scribacchiato.
Ora sono lì in carne…in carne e voglia Voglia di cosa? Di erotismo….
Un cartello infisso al terreno con scritto BARETTO. Doveva reggerlo LaMarzia ma ha deciso, all’ultimo – forse esausta delle attese – di volatilizzarsi. Un peccato non poter vedere quanto sia solare, decisa e meno pignolina di quanto ha voluto essere.

Oh, quella è Nora: la riconosco dalle importanti tettone! Son sicuro che è la Norina. Le curve sono sfumate, coperte e confuse dalla maglietta. Che maglietta! Porta l’effige di Deadpool! Che carineria inaspettata. Quel fustaccione accanto a lei è sicuramente il marito, o Padrone, come lei lo chiama nel loro complice e intenso rapporto..
“Te Franco, hai visto il marito di Nora?…”, Soft un po’ timoroso. E’ timido dice…bah, vedremo.
“Perché, ti vuoi fare anche lui?”, tranquillo Soft alle brutte figure ci penseremo…Pensiamo alle belle!
“Guarda che bella Saphirina!, guarda lei..”

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Alta montagna…

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Una delle tante regole condivise: no all’aria condizionata in casa! Fa male, è inutile, a noi piace il caldo….mai installata.

Alima, la mia compagna, proviene da un paese caldo, caraibico e, all’aria condizionata, preferisce la leggerezza dell’abbigliamento. E’ questione di mentalità, di costumi e questo è ciò che spiego agli altri bagnanti che la vedono raccogliere ogni raggio di sole, senza veli.

Esibizionista? Anche ma non solo: è talmente a suo agio nel suo corpo da non essere turbata dagli sguardi altrui. Raccogliendone ammirazione, forse invidia, di certo non indifferenza.

Al mare, frequentando spiagge nudiste, il problema è risolto.

E’ capitato che stendesse i panni lavati sul balcone indossando un solo minuscolo gonnellino e il seno al vento. All’inizio ci fu quasi una sommossa popolare, alla “Bocca di Rosa” per capirci.

Ma Alima non vuole irretire il vicinato: lei è così.

Io l’adoro. Mi piace la sua solarità, il suo ingenuo disincanto, la sua caparbietà e soprattutto la verve polemica.

Litighiamo? Cazzo se litighiamo! Ha il fuoco nel sangue e nel litigio sfoga tutta la sua gestuale calorosità. Facciamo poi la pace. Nella maniera che più conosciamo: con totale, immensa complicità. Continua a leggere “Alta montagna…”

Scendi a pisciare il cane? – Cap. 03

Tapparellista

“Tapparellista….”, eccomi con tanto di cassetta dei ferri e un bigliettino vergato dalla elegante grafia di mia moglie con l’indirizzo di Cinzia. Sotto casa sua in jeans e felpa. Sì, quella fortunata, hai visto mai…
“Sali terzo piano….”

La casa ha l’aspetto che hanno tutte le case appena occupate: scatoloni ancora da svuotare, cristalliere ancora da riempire e biblioteche tristemente semivuote.

“E’ passato un uragano?”
“Simpatico! Siamo qua da una settimana e ancora non ho avuto il tempo di sistemare, vuoi farlo tu per caso?”
“No, no….io solo tapparelle!”
“Allora ti chiami Cinzia; nell’incidente del parco non abbiamo avuto modo di presentarci”
“Ahahah chiami incidente un pompino Franco?”

Il soggiorno è chiuso dal mondo esterno da una tapparella immensa che è totalmente abbassata. Nessun accenno di corda, sarà lungo come intervento. La guardiamo quasi in contemplazione quella tapparella che mi aspetta.

“Giovanna dice che sei bravo ad aggiustarle…”
“Sapesse anche quanto sei brava tu in….incidenti al parco. Ma tuo marito non c’è?”, meglio chiedere.
“E’ nella nostra vecchia casa a prendere altri scatoloni, a 200 km da qui..”, pensato a tutto, brava!
“Non ne avete già abbastanza di scatole qui?”
“Scemo”, non mi sfugge la linguetta che balugina dalle labbra…

Apro la scala che mi passa.
“Caffè?”
“Come disse il mio docente di filosofia, c’è sempre tempo per un caffè”

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Camping

Vent’anni, una ragazza e una tenda canadese. Che si può volere di più dalla vita. Dovrebbero farci una canzone!
L’estate è arrivata e con essa la bugia detta ai suoi genitori per scappare al mare soli: io e Susanna.
Che ci vuole: baci e saluti in stazione e via con il treno sino in Abruzzo. Carico come un mulo ma con un sorriso che tutto sopporta e solleva, con la voglia di trascorrere una settimana assieme al mio tesoro, la mia ragazza: Susanna.
Capelli corvini, sguardo da cerbiatta e un corpo che calamita mille sguardi oltre al mio. Sua l’idea del campeggio in tenda, io a rimorchio con qualche dubbio e malinconia a dover rinunciare ai comfort della pensione Mariuccia (prima destinazione ipotizzata).
Il viaggio tubando come due piccioncini con i bagagli che strabordavano dalla rastrelliera sulle le nostre teste. Promesse di abbondanti spalmate di crema dopo-sole e tante coccole sui materassini.

“Dovremo fare piano…”, Susanna preoccupata dalla poca privacy concessa dalla tenda.
“Ti farò urlare a bassa voce…”, sussurrato all’orecchio.

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Scendi a pisciare il cane? – Cap. 02

Coincidenze coincidenti

Sistemata la tavola e riposti in frigorifero i resti della cena mi perdo nel fantasticare quale sarà l’esito della passeggiata serale del botolo. Ieri, l’inatteso incontro con la fumatrice in astinenza, ha avuto un piacevole sbocco. Anzi, un piacevole abbocco! Stasera? Stasera…chissà…
Avvolto dai pensieri, colgo lontane le parole di mia moglie: “Scendo con i bimbi a far pascolare il cane…a dopo…”.
Cazzo! Ma no!! Aspettavo l’uscita serale fin dal risveglio di stamane! Accidenti, non lo fanno mai, proprio questa sera! Veloce: qualche motivo per evitare di farmi scippare l’uscita…nulla.
“Non fate tardi…”

Mi butto sul divano: normalmente è un sogno averlo tutto per me. Stasera avrei rinunciato volentieri per una panchina al parco in compagnia della sconosciuta proprietaria di Georgie.
Zapping furioso e rimuginante, mano che scende a tastare il lieve gonfiore che mi riempie i boxer: quasi un risarcimento per la sfumata possibilità di un erotico diversivo…

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Beccato!

Beccato!

“Posso sapere a chi stai scrivendo a quest’ora?!”, gli occhi assonnati della mia fidanzata Giovanna seguono le sue parole che mi colgono in assoluta sorpresa.

La casa quieta, le gambe allungate sul tavolino a sostenere il pc, in sottofondo il brusio di un programma televisivo. Nulla mi ha fatto presagire il suo risveglio, nessun rumore che annunciasse quelle parole! Troppo concentrato nell’inseguire l’ispirazione che spesso arriva impulsiva e incontenibile. Resta solo da scriverla….appunto!

“Ehm…una relazione per un cliente…”, paio poco credibile e l’imbarazzo mi colora il volto. Subito i suoi occhi divengono lucidi fari su di me.

“Via le mani dal pc, se nulla hai da nascondere, fammi leggere!”

Potrei serrare lo schermo, staccare la tensione, chiudere il programma word, schiacciare qualche pulsante anti-panico….ne potrei fare di cose se l’atletica Giovanna non fosse già seduta al mio fianco sul divano e fissasse le poche righe del nuovo capitolo di un mio racconto erotico.

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Iris: spiaggiata a vista

La giornata era cominciata bene: ignorata la sveglia e continuato il sonno…nonostante il sole dalle persiane arrivi sempre sul volto! Testa sotto il cuscino e via…
Wishing well di TTD’Arby invade le mie orecchie….ma chi cazzo tiene la musica così alta a quest’ora? Quelli del piano di sotto, al solito…insistono!

Troppo vicino per venire da un altro appartamento, viene dal mio….già: è la mia suoneria e il telefono giace tra i vestiti disordinati ai piedi del letto…chi sarà?
Ancora disteso cerco con la mano il telefono: Iris? Che mai vorrà sabato mattina?

“Eccolo…”, di più non riesco a pronunciare.
“Bacucco…come va? Sei sveglio? Andiamo al mare? E’ una giornata bellissima…e ho voglia di mare…”
“All’alba!?”
“All’alba cosa!? Sono già le 9! Dai che ci occupano i posti migliori, potremmo andare a quella spiaggia bellissima che si raggiunge scendendo per il sentiero nella pineta…”, che programma entusiasmante: mezz’ora di cammino tra sterpi, sassi e aghi di pino….adesso ci penso: no!
“Iris non ce la faccio…vi raggiungo nel pomeriggio…”, lei e il gruppo dei suoi amici. Alcuni simpatici, nel complesso, meno.
“Pensavo saremmo andati solo io e te….però fa nulla…lascia pur stare…”, adesso ci penso: sì!

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Marlene – Cap. 02

Marlene ed io trovammo un equilibrio: fugaci incontri che culminavano nella passione della carne.
Un mutuo accordo consentiva ad entrambi di porre un velo sulle rispettive vite di relazione. Sgombrati gli inutili discorsi, eravamo protagonisti solo del nostro piacere.
Come era calato il silenzio sul resto del mondo, tanto era aumentata la condivisione delle rispettive fantasie ed aspirazioni. Era gratificante parlare con lei nella rilassatezza delle endorfine e la sua solarità era animata da grande entusiasmo.
I mesi passavano leggeri senza che il resto del mondo sospettasse alcunché.
Sino al giorno in cui le cose cambiarono…

“Puoi oggi? Dimmi di sì….”, il lapidario e inatteso messaggio sul telefono. Letto e prontamente cancellato.
L’agenda colma di impegni senza soluzione di continuità: mercoledì. Non ce la faccio, non ce la posso fare. Gli impegni paiono monoliti. Impossibili da spostare
“No, non posso, non riesco. Mi dispiace.”, veloce il dito compone e invia.
“Volevo dirtelo di persona: addio. Domattina parto per un lavoro. Lontano, molto lontano….Addio”. Ancora più inattesa ed incomprensibile la sua risposta.

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Scendi a pisciare il cane? – Cap. 01

Da quando il bastardino si è aggiunto alla famiglia, risuona in casa la temuta frase: “Scendi a pisciare il cane?”. Un grido d’urgenza, sovrasta qualsiasi altra occupazione: partite di Champions, film appassionanti, chiacchierate con amici in chat…..
Ovviamente le stagioni sono ininfluenti: dal giubbotto alla t-shirt, il maledetto cane deve pisciare e tocca sempre a me.
Evaporati tutti i promessi impegni alla collaborazione, all’alternarsi dei ruoli, all’educazione dei figli ad occuparsi del botolo. Pisciare il cane è il mio compito. Al quale puntualmente vengo richiamato dalla moglie. Lei, peraltro, impegnata a gestire altri cuccioli ben più complicati.

Ed eccomi con il bastardino a vagare per il quartiere, con i sacchettini raccogli-merda in tasca. L’aria dell’autunno fresca sul viso, l’occhio spento dalla giornata, le mani in tasca e la sigaretta pendente…
Il parco è lì, poco lontano, l’odore delle prime foglie sul terreno penetra umido le narici. Piccoli lampioni illuminano stentati un ingresso laterale. Dieci minuti e me la sbrigo, dovessi scuoterlo per farlo cagare!

Agguanto la solita panchina nell’attesa che si compia il bisogno. La bestiola scompare dalla mia vista: hai visto mai che si perda!? Torna dopo pochi minuti al seguito di un altro cane al quale continua a gironzolare attorno: siamo in vena di amicizie!

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P.I.

“Mio marito mi tradisce, cerco le prove.”

Era entrata nel mio ufficio da pochi istanti, appena seduta sulla scomoda seggiola di fronte alla scrivania. Non aveva mollato per un secondo i miei occhi, quasi volesse ipnotizzarmi. Coinvolgermi nella sua scelta, farla diventare la mia missione.

“Perché ne è così certa?”
“Da un paio di mesi è strano, ha altri ritmi, appuntamenti, ritardi….non è da lui. Voglio sapere ciò che combina, con chi e quando!”, determinata la signora…
“Sicuramente è un pazzo…” e muovi quegli occhi che paiono fanali puntati!
“Perché pazzo?”

Scarpe griffate con tacco a stiletto, caviglie fini e gambe affusolate, gonna a mezza coscia – forse un po’ meno – fianchi inguainati e vita stretta, camicetta scollata e seni sorretti da push-up, collana con diamante a pendaglio (bigiotteria? Non credo), volto sicuro e altero, occhi neri come la pece, sopracciglia tirate e labbra rosse come la passione. Capelli corvini con riflessi cangianti. Donna di gran classe e non solo per il solitario al dito: pare un pugno nell’occhio tanto riflette la luce della lampada.
Le mani morbidamente sovrapposte in grembo. Dritta sulla schiena senza cercare l’appoggio dello schienale. A disagio, sicuramente a disagio.

“Perché tradirla è segno di indubbia follia…”
“Cerco un professionista, non un seduttore. Addio.”

Si alza, gira i tacchi e muove verso la porta con fare deciso. Non so se è per il colpo inferto alla mia professionalità o per quel gran culo che la segue, ma fermarla diventa un imperativo.

“Ho capito, si sieda e mi racconti tutto dall’inizio.”

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La Isla – Cap. 02

Doña Juana restaurant in Vedado © Cuba Absolutely, 2014

Gli shorts femminili nel mondo sono una moda estiva, a Cuba diventano arte. Normalmente in jeans, talmente attillati da apparire cuciti a pelle. Di ogni misura: extra large, modello culo che fa provincia; small, per culetti a cui manca solo la parola tanto sembrano vivi e mobili…
Clima, mentalità, comodità…qualunque sia il motivo, è l’indumento preferito dalle ragazze. Le note del reggaeton ne immortalano l’effetto sui maschi: verrebbe davvero da ululare come lupi alla luna al guardare certi culetti inguainati sovrastare cosce ambrate, libere e scoperte al sole.

Dopo le prime settimane di trambusto per trovare sistemazione e lavoro, ho cominciato ad appassionarmi alla vita sociale, alle donne più che altro. Cuba è matriarcale. Non per volontà o orgoglio: per necessità. Gli uomini, soprattutto nel sottobosco di famiglie numerose e disagiate, sono inaffidabili. Troppo intenti a correre appresso a calentico più o meno giovani, persi nell’alcool o, ancor peggio, in iniziative di nessuna utilità e futuro. Temprate matrone reggono le redini di famiglie in cui, di passaggio, transitano uomini di varia e dubbia capacità.

Donne di carne e sangue: ammaliano, irretiscono, affascinano sia lo sprovveduto turista che il maschio che desiderano. Quando una cubana vuole: prende. Dalla timida commessa alla zorra più spregiudicata, sanno perfettamente come far cadere un uomo. Liberamente e senza troppi scrupoli né di costume né di mentalità.
Come lo so? Sono caduto addosso a Celia.

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La Isla – Cap. 01

cuba-habanaCullato dal lento movimento dell’amaca e rinfrescato dal venticello pomeridiano, lascio i pensieri fluire liberi…

Il destino ironico e beffardo ha sconvolto la mia vita: rivoltata come un calzino. In bene o in male? Troppo presto per esprimere sentenze. Troppo rilassato ora per subirne le ansie.
Compagno fedele, professionista rampante, cittadino responsabile ed informato…ho mollato tutto. Oddio, non proprio mollato: lei mi ha lasciato con concrete e giuste recriminazioni, il lavoro mi è franato sotto i piedi e la responsabilità civica l’ho sepolta in giardino. L’informazione poi, nemmeno so che giorno della settima è oggi!

Il lento e annoiato rumore delle cicale è unica musica del mio tornare agli eventi che mi hanno portato ad ondeggiare sotto queste palme……

“Cazzo Franco! Ci sei, sei sul pezzo!? Dobbiamo raggiungere il budget, ne va della classifica, degli incentivi, del nostro ruolo in azienda”, il mio capo. Classico animale dotato di un agonismo secondo solo alla capacità di sacrificio. Ogni atomo della sua vita è lavoro. Per carità, è una scelta. Sua, non mia. Ecco il nodo gordiano: vuole impormi la sua scelta da sempre, da quando collaboriamo. Ci prova lui, resisto io, in quello che è il nostro gioco di “tiro alla fune”. Un buon capo, ma afflitto dal peccato originale di considerare unicamente la sua visione.

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Venerdì, ore 19: dentista – Cap. 04

Sono rovinato!

“Chi si scopa mia moglie?! Prega di non essere tu che ti spacco la faccia!”.
Oh oh, mi sa che Aldo ha scoperto la tresca di Valeria: che cazzo posso dire o fare io?!
Vago, stai sul vago: “Ma ti pare che possa confidare a me eventuali relazioni extra coniugali!”, ci tengo che il mio bel faccino resti intatto..
“Nel week-end che avete trascorso assieme alla SPA, s’è lasciata sfuggire qualcosa…, hai colto qualche messaggio…, l’hai sentita telefonare a qualcuno?”
Bene! Da presunto colpevole a semplice testimone oculare…
“Che io ricordi… mi è sembrata normale…”, tranne, forse, il liquido orgasmo sulla mia faccia mentre scopavo la sua amante. Ma sono dettagli assolutamente confidenziali!
“Birra?”
“Birra…”, non sono entusiasta questa volta…temo il coinvolgimento oltre le chiacchiere! Cazzo, non so come uscirne!

“Ho trovato delle mail, molto, molto esplicite scambiate con un destinatario coperto da uno pseudonimo..”
“Nickname. Aldo, nickname..”
“Quel che è! Non fermarti ai dettagli!”, è proprio quello che voglio, stare sui dettagli. Il “disegno” completo non sta a me svelartelo amico mio…
“Credevo che nemmeno conoscesse certe parole!”
Già: sempre gli ultimi a sapere i coniugi…
Ricorrendo a tutta la retorica possibile ed immaginabile, convinco Aldo a parlarne con lei: Valeria. Mettere le carte in tavola, rischiare la resa dei conti, rivelare ciascuno il suo e vedere se e come tovare un nuovo equilibrio di coppia. Se coppia ancora si vuole rimanere…

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L’ascensore

ascensori-euroliftNemmeno in ascensore riesco a togliere gli occhiali da sole: unica barriera alla luce al neon che arriva troppo intensa e schermo per celare le occhiaie. Mi manca il fisico per tirare l’alba, fare una doccia e andare al lavoro. Prevedo telefono staccato e poltrona allungata a reggere il peso del mancato sonno.
Le mail? Le apro domani…non riesco oggi.
E chiudetevi porte del cavolo! Pure l’ascensore si rifiuta silenzioso di fare il proprio dovere…mi spunta un sorriso indulgente con il mezzo meccanico.
L’eco di tacchi mi distoglie dal torpore, dall’angolo svolta una ragazza trafelata, pochi metri e ce la fa…le porte scorrono sulle guide per chiuderle la strada.
Alza un braccio per richiamare la mia attenzione. Io che nemmeno so dove ho lasciato l’attenzione!!
Allungo il mio di braccio e le riapro il varco metallico: “Grazie, grazie mille. Sono in ritardo, ho un colloquio di lavoro, mi aspettano al settimo piano, la dottoressa Brevi dell’ufficio personale. Spero non sia uno dei tanti finti lavori che negli ultimi mesi mi sono vista proporre…”.

L’unico mio pensiero è: quando te l’ho chiesto? Shhhh che il cervello ancora sta assorbendo i fumi dell’alcool…

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Vacanze prese… di petto! Cap. 02

Atterraggio morbido

Atterrati!

Atterrati a Santo Domingo. Ho ancora le mani appiccicose del regalino di Dario e sto già meditando come riuscire a vederlo nudo prima e addosso a me poi. Franco e Marta, svegliati di soprassalto, hanno ancora gli occhi cisposi e l’aspetto di chi avrebbe gradito continuare a dormire a lungo. Dario mi guarda e sorride. Mi sa che ha già capito.

“Caro, fai attenzione tu ai bagagli? Io devo assolutamente andare in bagno”. Marta, aggiunge Dario, io ne approfitto per andare a curiosare al banco delle informazioni turistiche. Uno sbadiglio varrà un sì? Boh, non sono problemi miei che per non dar nell’occhio mi sono già incamminata verso le toilette. Mi sta seguendo, lo so. Ho una voglia pazza di baciarlo, di sentire che sapore ha e scoprire come bacia. Le Toilette sono come sempre in fondo a destra, dietro una magnifica curva a gomito.

Non occorre parlare. Ci baciamo affamati mentre i nostri corpi aderiscono . Mi spinge forte e il suo cazzo preme sul ventre. Gli accarezzo i capezzoli e non lo mollo. Bacio a ventosa. Mi stacco per guardarlo e mamma mia! Che effetto mi fai Dario ! Voglio vederlo, deve essere bellissimo duro come piace a me!

Detto fatto, con l’aria di incosciente innocenza, verifichiamo che il bagno munito di fasciatoio per i pargoletti sia libero, e lo è. Chiudo la porta alle mie spalle con lui addosso..
Due tette da panico, libere da ogni costrizione, grosse…due globi mai visti dal vero ed ora le mie mani cercano di abbracciarle… i corpi convulsi e il tempo contato: tic tac tic tac….quanto tempo abbiamo? Quanto possiamo rubare alla realtà per poterci godere? Cosa ci è concesso? Gli abiti vengono calati, aperti, slacciati, persi nel bagno. Continua a leggere “Vacanze prese… di petto! Cap. 02”

Smiling Country 03 – Buio effetto notte

thailandia-181“Eleonora…Eleonora…Eleonora!!”
“Hans…Hans…Hans!!”, voci lanciate nel buio della notte di Sukhothai…

All’uscita dell’area archeologica io e Hetel cerchiamo i nostri rispettivi compagni. Urliamo i nomi non tanto per la folla – anche perché siamo i soli accanto all’unico tuk-tuk – quanto per il buio pesto che avvolge il parco. Il faro del piccolo mezzo di trasporto proietta una luce moscia nel grande parcheggio sterrato.
Un “arriviamo” ci giunge alle orecchie e colgo la voce familiare di Eleonora.
Pochi istanti e due figure entrano nel cono di luce e il gruppo si ricompatta…si ricompatta e si sistema…
La coda ai capelli di mia moglie è un poco scombinata, così lo sono anche i tratti del volto e stonano i piccoli segni di sassolini sulle sue ginocchia. Hans ha poi scritto in faccia l’espressione tipica dell’uomo che ha appena avuto un orgasmo…
Io e Hetel capiamo subito di essere stati emulati dai rispettivi partner: altre pose, altri atti e analoga pulsione soddisfatta.

Il ritorno in tuk-tuk ha il gusto della sfida: strade non illuminate, un pazzo alla guida e quattro turisti in ansia per il proprio destino. L’ansia è palpabile, non vediamo l’ora di tornare alla luce artificiale delle nostre stanze nel bellissimo ostello ricco di comfort.

Per grazia ricevuta il folle autista notturno ci porta a destinazione e l’unica doccia lava i residui della serata da ciascuno. Nessuna promiscuità, solo un rapido appuntamento per l’indomani a colazione.

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Smiling Country 02 -Sukhothai

Sukhothai historical park

“Alla faccia del trasferimento interno!”, aereo spazioso, businnes class…tanto il sovrapprezzo è minimo! Eleonora ha organizzato tutto e, come sempre, perfettamente.
Templi di Sukhothay arriviamo!

La frenata dell’aereo è brusca: pista corta e cinture di sicurezza per una volta necessarie. Sorrisi nervosi dei passeggeri e veloce discesa verso il trenino..Trenino scoperto che conduce tutti dall’aeromobile al nastro bagagli. Nastro bagagli? Macché: area non attrezzata in cui un altro trenino porta valigie scombinate in attesa di essere raccolte da altrettanto scombinati turisti e autoctoni..
“Dove dormiamo, hai prenotato qualcosa?”, la domanda cela la mia atavica necessità di un luogo in cui porre la base.
“Nulla…Maeva m’ha detto che c’è un accogliente ostello..dovrebbe essere…dovrebbe essere…non so, cerchiamolo..”, se non l’amassi così tanto, mi risulterebbe insopportabile la sua capacità di improvvisazione e la sua temerarietà.

Più che la Lonely può l’osservazione: una coppia di giovani olandesi (l’ho saputo poi) in infradito, pantaloncini e t-shirt, si avvicina, zaini in spalla, al controllo d’uscita. Due palme con le fronde spioventi e un poliziotto accomodato – meglio dire svaccato – sulla seggiola di legno. Manco solleva un sopracciglio che già abbiamo iniziato a raccogliere indizi per cercare l’ostello che per tutti è meta. Giovani, sono poco più che ventenni nel loro anno sabbatico. In Thailandia vogliono scoprire la semplicità del vivere a contatto con la natura. L’unico inglese stentato è il mio: Eleonora parla con loro e inizia a tessere la tela di un’amicizia che si rivelerà particolarmente stimolante.

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Smiling Country 01 – Massaggio Thai

bangkok-skylinePubblicato: 28/05/2012 Aggiornato: 12/07/2012

“E’ come andare al ristorante, portando la bistecca da casa!”, ecco la frase più gettonata dai compagni di calcetto. Quanto mai ho detto loro che vado in Thailandia con mia moglie! Un viaggio per festeggiare i nostri primi 14 anni di matrimonio. Eleonora non è una bistecca: se proprio devo pensare ad una pietanza, è un piatto di sugose e calde lasagne. Quelle che profumano tutta la casa, che addenti volentieri e saziano l’appetito. E’ stata una mia idea il viaggio per celebrare, solo noi e lontano, il nostro anniversario. Viaggio culturale e di riposo in riva al mare, itinerario leggero e soggiorni in più punti del lunghissimo e lontanissimo paese.

Prenotazioni zero…ci si arrangia, mi dicono sia un paese facile, accogliente, ospitale. So, so tutto…. so che immaginate già lussuriose strade e luoghi di perdizione…anch’io!
Infatti, non dispero di condividere con la mia mogliettina qualche piccante escursione dal ménage matrimoniale. A letto, dopo il sesso, quando si fanno le coccole, ne abbiamo parlato: è curiosa, accenna, ogni tanto si lascia andare ad ipotizzarlo.
“Mai vicino a casa, potrebbero riconoscerci, parlare e poi deve capitare, non cercato…” .
Ecchediamine mica ci conosceranno in Thailandia! E se anche ne parlano, le voci sono talmente lontane che non arriveranno al nostro quartiere!

E’ vero! Sorridono tutti o quasi! Forse anche perché non capiscono il mio inglese e pensano sia lievemente ritardato. La lingua locale è musica: kopun kaaaa trascinato e lungo nelle bocche delle ragazze ha sempre un che di… arrapante…
Mia moglie nota il mio movimento a ventilatore: ruoto spesso testa e sguardo. Mediamente non sono bellissime secondo i miei canoni…..alcune però, mischiate nelle rutilanti strade di Bangkok, sono dei veri gioiellini. I capelli corvini, serici, fini e lisci. Non troppo alte di statura e con i sorrisi pronti, abbaglianti e dal “suono” accondiscendente.
“Ti piacciono eh… le attrazioni locali…”, simpatica la mogliettina, mi conosce talmente bene da leggermi dentro.
“Perché a te lasciano indifferente?”, eddai provochiamo un po’
“Gli uomini non mi piacciono affatto, certe ragazze… devo ammettere… sono affascinanti…”, l’erezione del mio progetto cresce!

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Amichevole constatazione

Pubblicato: 22/05/2012

Che giornata pessima. Iniziata proprio male. Sono nervosa e demoralizzata. Guido in città cercando di concentrarmi su quel che sto facendo, anche se avrei voglia di fermare la macchina e mettermi a piangere. Ma sono di fretta, quindi respingo indietro le lacrime e sto attenta all’idiota che ho davanti, visto che ogni due per tre frena senza motivo. Semaforo. Sono tutti rossi oggi. Cazzo! Poi si chiedono perché la gente litighi per strada a causa delle auto. Mi guardo un po’ intorno, varia umanità.. verde. Si parte.
SBAMMM!

SBAMMM!
Cazzo: mai fumare in auto e buttare la cenere fuori dal finestrino, con il finestrino chiuso!
Cazzo: sono un idiota, ho appena ritirato la macchina dal carrozziere.
Cazzo: l’ha riparata da un incidente causato dalla mia fidanzata che ho deriso per giorni.
Cazzo: adesso chi la sente, mi sfotterà per mesi.
Cazzo ma c’era il verde! Perché non è partita la scatoletta giapponese che ho preso in pieno!

Resto un attimo ferma. Cazzo cazzo cazzo. O scendo e lo uccido o mi metto a piangere. Ci metto un po’ a riprendere il controllo e scendo. Non ho mai fatto un incidente e questo mi doveva tamponare proprio stamattina? Non riesco a fare nulla, lo guardo in silenzio, stordita. Guardo lui e le macchine. La mia un po’ ammaccata, la sua con una bella botta. Il mio catorcio e la sua macchina nuova fiammante. Neanche vedo quello che ho davanti. E neanche sento cosa mi sta urlando contro… Sto pensando a tutt’altro e le lacrime iniziano ad uscire incontrollate e silenziose.

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Smeraldo notturno con ritmo – Cap. 08

Epilogo

“Bravi, ottimo lavoro”, fa sempre piacere la pacca sulle spalle del capo. Gaia è luninosa da quanto è felice..”Venerdì cena a casa mia con i vostri compagni, mariti, mogli….quello che avete insomma…”, ooops ma come! Nooooo. Gaia è sbiancata…
“Capo…il mio compagno non può per impegni precedenti”, vai Gaia! Reattiva e sul pezzo! Che se porto mia moglie poi magari mangia la foglia e sono cazzi
“Gaia smettila, non mi interessa degli impegni, anche io ho un capo: mia moglie! E’ deciso, venerdì sera alle 21 vi aspetto a casa mia: accompagnati!”, quando a dirlo è l’amministratore delegato, è deciso….
Muti usciamo dall’ufficio nel quale eravamo entrati con piacere. Gaia non parla, so cosa pensa, le stesse cose che penso io: come affrontare una cena alla presenza dei parter ufficiali senza che si accorgano di noi….massì ce la facciamo, siamo commerciali….venditori di fumo e aria fritta…ce la facciamo. Sorrido e cerco il suo sguardo per tranqullizzarla nel corridoio. Entra nel suo ufficio e sbatte la porta, chiudendomi fuori.

Maccheccavolo! Ma cosa gli è saltato in mente…. a cena, coi rispettivi…
Come cavolo facciamo?!? Qui si accorgono di tutto! Figurati se non se ne accorgono! L’elettricità che c’è nell’aria quando Franco ed io siamo vicini è talmente palpabile che persino un pesce se ne accorgerebbe! E’ per quello che funzioniamo così bene!

Giro per l’ufficio, circumnavigo. Mi sento in gabbia… Sento, è palpabile, anche l’agitazione di Franco, di là nel suo ufficio. Ma non posso preoccuparmi di lui ora. Sa bene cosa rischiamo. Lo sa quanto me.
Devo pensare. Devo pensare.
Ce la possiamo fare. Ce la dobbiamo fare!

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Vacanze prese… di petto! Cap. 01

Pubblicato: 12/05/2012 Aggiornato: 11/08/2012

Viaggio disturbato? No, masturbato…

E’ arrivato a casa entusiasta l’altro ieri: conferma le ferie! Tra una settimana si parte! E dove si va, di grazia? No perché mio marito Franco va gestito come un pacco esplosivo quando si parla di vacanze. Rabbrividisco al ricordo delle ultime vacanze mordi e fuggi, dove per l’appunto vista la pioggia incessante siamo stati solo morsi da zanzare modello Stuka della prima guerra mondiale. Inizio a prenderla alla lontana: conterò fino a 20 se necessario ma non voglio smorzare il suo entusiasmo.

Caro: dimmi che andiamo in un posto decente per la stagione! Certo non ti preoccupare, andiamo a Santo Domingo. Non è stagione piena, ma le previsioni sono ottime. E’ che non ci credo, Franco non resiste alle offerte speciali e sto odorando puzza di fregatura. Continuo nella mia indagine: tesoro, ma possiamo permetterci questa vacanzina fuori stagione? Tranquilla Gabry! io e Dario abbiamo organizzato tutto! Abbiamo scovato un’offerta meravigliosa a 2×4. Oddio, e che è il supermercato? Insomma, abbiamo trovato un’offerta speciale dove paghi per due ma viaggi in quattro.

Così condividerò il mio nove giorni sette notti con Dario, nuovo collega di mio marito appena trasferitosi a Milano, e la di lui gentil consorte. Davanti allo specchio in bagno, mentre commento il mio fisico morbido inizio con la solita litania oddio sono grassa, sono brutta sono..sono…ecchissenefrega! Sono così, e un bel sorriso mi prepara alla valigia.

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Venerdì, ore 19: dentista – Cap. 03

Ti aspetto, amore

“Ti aspetto amore……”, Valeria, a cena, finisce così una telefonata. Sono perplesso e curioso, la forchetta rimane a metà tra il piatto e la bocca. Ma è pazza, se arriva Aldo cosa gli racconterà! Quello stavolta mi gonfia di botte!
“Ma ti sembra il caso di far arrivare Aldo?”, seccato dal suo distacco nei miei confronti dopo la scopata pomeridiana. Persino la doccia assieme è stata quasi una formalità…
“Perché pensi sia Aldo? Salti a conclusioni affrettate caro Franco…”, peggio ancora: non le basto io? Eppure mi sembra di aver, come dire, una certa capacità di soddisfare il suo nuovo appetito. Ora arriva il boy toy…..
Non ci posso credere!
“Come si chiama il tuo amore?”, arreso al mio nuovo ruolo di terzo incomodo
“Luisa”
“Luisa ?!?”, la forchetta crolla sul piatto con clangore.
“Luisa, l’igienista dentale che lavora da Aldo….perché, sei scandalizzato?”, seee: sono rapito dalla curiosità.
“Ma come? Ma come è successo? Non ti facevo bisex, dai racconta tutto……birichina”, sarà una cena interessante….

Luisa, accortasi delle attenzioni di Aldo nei confronti di Melissa, ha raccontato tutto a Valeria. L’aveva vista triste e sospettosa… Si erano date appuntamento in un bar, la conversazione da rivelatrice del tradimento si era presto spostata ad altri argomenti. L’entusiasmo contagioso della giovane Luisa aveva coinvolto Valeria e nel successivo incontro al tradimento di Aldo nemmeno un accenno. Valeria, con la scusa di sapere le birichinate del marito, telefonava più volte al giorno a Luisa. Alle lunghe chiacchierate telefoniche erano seguite serate trascorse assieme in palestra, bicchieri della staffa e lente camminate verso casa. Una seduzione a tutti gli effetti.

Sono rapito dal suo raccontare, dal respiro di Valeria che accelera quando parla di Luisa. Una infatuazione in piena regola…
“Non penso di essere bisex, non lo so, so che mi piace stare con lei: mano nella mano, al telefono e, ho scoperto, anche a letto”, più chiaro di così!
“E Aldo? Non pensi si sia accorto della tua storia?”

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Smeraldo notturno con ritmo – Cap. 07

Portami a ballare!

“Franco sei stato grande!” ho l’adrenalina a mille, siamo stati un’ottima squadra…

“Non ho fatto granché…” no, li ha soltanto ammaliati e storditi con le parole! “E’ il progetto che era buono, il lavoro fatto con il tuo team!”

Siamo fuori dalla porta del ristorante, la gente sta andando via, ci siamo fermati fino alla chiusura.

“Non sono per niente stanca! Portami a ballare!” Gli dico girando su me stessa facendo svolazzare il vestito.

“Gaia, sono stanco io, però… che ne dici piuttosto di andare a bere qualcosa prima di rimetterci in macchina per tornare?”

“Tornare?” mi sono fermata di colpo esattamente davanti a lui, occhi negli occhi.”Non torniamo mica, stasera. Abbiamo due stanze prenotate. Pensavi mica che ti lasciassi guidare dopo una cena come questa?!”

Che stronza! “Ma non mi hai detto niente!” ops, s’è arrabbiato.

“Sono sicura che anche tua moglie sarà più contenta se non guidi! Dai, telefonale!”

“A quest’ora?!? Sei matta? Le prende un colpo! Le mando un sms…”

Ci avviamo all’albergo, parcheggiamo la macchina e andiamo ad un locale che conosco, non lontano da lì.

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Smeraldo notturno con ritmo – Cap. 06

In team!

La penna cade sul tavolo, pesante come mai. Gli occhi arrossati dalla troppa esposizione al monitor. Cazzo, non sapevo avrei dovuto sgobbare così!
Gaia è un capo esigente…ma sono stato bravo. Professionale e integerrimo: mai più esagerato come il primo giorno. Lei apprezza il mio estro creativo e mi lascia spazio.
Il suo capo, che è anche il mio, pare contento del nostro lavoro. Ettecredo, abbiamo chiuso due campagne in due settimane! Attendiamo i dati di ascolto….di penetrazione. Mentre penso, alla penetrazione, mi spunta un sorriso sulle labbra….
Mi piace lavorare in team con la sua squadra, mi piace soprattutto quando mi dà corda e non sta a questionare sui dettagli: odio i dettagli, sempre odiati…
Adesso discesa, una settimana discesa…solito tran tran e preparazione cataloghi, quisquilie…

“Domani tienti libero: nuova campagna da chiudere. Ci aspettano a Milano alle 20,00. Partiamo dall’ufficio alle 17,00”, mi sboccia naturale la sequela di parolacce al seguito della mail ricevuta.

“Ok mi organizzo”, digrigno i denti, assorbo il colpo e digerisco la notizia. Chissà come la metabolizzerà mia moglie…..sente parlare un po’ troppo del mio capo.

Inappuntabile la attendo con l’auto aziendale già indirizzata verso la capitale morale….zaino nel baule con cambio casual. Col cavolo che resto vestito come un pinguino più del dovuto. Gaia arriva trafelata con la borsona in mano, il cellulare nell’altra e il pc a tracolla. Non riesce mai ad essere easy la ragazza: troppo tesa, operativa, carica….eccheccazzo va a pile!

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Bussano? Sarà il lontano di casa

Pubblicato: 26/04/2012

L’inverno è lungo e rigido dalle mie parti.
Lunghe passeggiate nella neve in questo paesello sui monti servono anche a raffreddare l’animo. Ci si conosce tutti, non ci sono turisti e capita di rimanere quasi isolati.
La città più vicina è raggiungibile con difficoltà: solo nel week-end puoi pensare di andarci, nei giorni lavorativi la levataccia obbliga ad andare a letto presto.

Allevo vacche, d’estate le porto all’alpeggio, tiro le tette e produco formaggi. Un bel lavoro, con qualche piccola sconvenienza…..ma tant’è. Mi piace ed è tradizione della mia famiglia…. Vivo solo nella casa poco lontana dalla stalla, una casa modesta ma accogliente: un grande camino, un tavolo di legno massiccio e il mio divano, sformato e consunto dall’uso. Una grande libreria: mi piace leggere e pensare. Libri di ogni genere e argomento. Una piccola televisione: dovrei cambiarla ma chissenefrega, per quello che trasmettono!

Il computer con una rete internet speciale. La chiamo il “singhiozzo di internet”: se sono al tavolo, funzionicchia, se mi accomodo sul divano, cade il collegamento.
Sono giunto al compromesso: culo sul divano, schiena protesa e pc sulla sedia accostata al tavolo…. o così o niente!

Perché dico tutto questo? Adoro il fuori pista! Non io, chi lo pratica aldilà delle cautele. Ora racconto…

Sono le sei di sera, ormai terminati i lavori quotidiani, il buio è calato da tempo, mi rintano sul mio divano: buon libro, legna che arde nel camino, bicchiere di vino e pezzo di formaggio stagionato. Accappatoio, capelli bagnati e inizio la lettura serale: Camilleri. Pensare a Vigata assolata e calda, mi fa scordare le temperature rigide e il metro di neve che preme sul tetto….anzi domani devo spalarne un po’…altrimenti… vabbé domani.

Colpi convulsi alla porta, Bussano? Se capita a voi è consueto, se capita a me o sono le corna di un cervo ramingo o è il lontano di casa. Lontano perché abita ad oltre un chilometro. Ecco perché lontano di casa. A quest’ora! Che mai vorrà!?!

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Smeraldo notturno con ritmo – Cap. 05

Primo giorno di lavoro

“Buongiorno sono Franco …” “Sì, io sono Teresa, da questa parte” Ehilà nemmeno ho dovuto dire il cognome… che sia un buon segno?
“Gaia, c’è Franco” e prima di uscire mi guarda sgranando gliocchi, come da sua abitudine quando vede un maschio che la stuzzica.
“Cosa le hai detto?” “Intanto, buongiorno Gaia. Non le ho detto altro che il mio nome, non è servito dire il cognome.” Quegli occhi… è appena entrato e già mi guarda con quegli occhi… Ma cosa crede?!?
“Sì, avevo avvisato che saresti venuto. Quindi, sei deciso? Sei sicuro di voler essere il mio assistente?” la solita voce tagliente da stronza che uso come sfida, voglio proprio vedere se ha il coraggio.

“Ci ho pensato, lo ammetto. Ne ho parlato con mia moglie. Insiste perché io ci provi.”

“Ok. 1 mese di prova, allora. È sufficiente qui dentro per capire se il lavoro e chi lo deve fare sono compatibili. Se sopravvivi, ti assumo.” “Ok”

“Qui, in comunicazione con il mio ufficio c’è il tuo… ho già chiamato il tecnico che ti cambi le password come le preferisci tu”
“Tranquilla, mi arrangio per quello.”

“Puoi vedere la mia posta elettronica e il mio calendario, così da sapere sempre cosa bolle in pentola. Sul telefono c’è un cicalino. Come avrai visto nel mio ufficio c’è una chaise longue che affolla il poco spazio: ho scoperto anni fa che se sto distesa penso meglio, quindi ogni tanto chiudo la porta a chiave, stacco il telefono, mi metto la mascherina e mi stendo lì, per defatigare, decomprimere o pensare. Di norma avviso la mia assistente, chesaresti tu.” “Fammi un piacere: IL mio assistente…” “Sì… Se qualcuno mi cerca o se la mia mezz’ora è finita, tu mi fai suonare il cicalino che è meno traumatico di qualsiasi altro tipo di risveglio…” “Quindi in realtà dormi” “A volte. Dipende… Ora. Non pensare di poterti mettere comodo, che oggi è una giornata tremenda: venerdì abbiamo una scadenza e quindi la settimana sarà dura. Prendi blocco e penna e seguimi che abbiamo riunioni tutto il giorno e tipresento a tutti” “Va bene lo stesso seuso il mio tablet?”

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Venerdì, ore 19: dentista – Cap. 02

SPA

“Brutta testa di cazzo!”, bello ricevere telefonate dagli amici…
“Ciao Aldo! Sto bene, grazie. Tu come stai?”, la voce intonata al sorriso che si è affacciato sulle mie labbra al vedere il chiamante
“Mi hai trombato l’amante, bastardo….”, già più smorzato e arreso all’evidenza dei fatti
“Eri alla convention e, giuro, sono stato circuito. Come si chiama la convention?”
“Non è questo il punto. Ho visto che eri prenotato ma mi sono detto: mica farà lo stronzo nel mio studio, non al primo incontro con Melissa…”,
“Beh, hai sbagliato previsione. Poi dai…..l’amante sul luogo di lavoro…banale! Non mi pare granché contenta della situazione, il messaggio è stato chiaro…..hai bisogno d’aiuto?”, non si dica che sono egoista!
“Vorrebbe andare con me un week end, almeno un week end in una SPA, ma come faccio con Valeria?”, già, come fa? La prossima volta che lo scopre con la lingua o altro in mezzo a gambe non sue, le valigie sulla porta sono assicurate. Valeria, gran donna, gran orgoglio e qualche scheletrino nell’armadio. Aldo lo ignora. Io lo so: sono uno di quelli!
“Birra al solito posto, alle dieci, ne parliamo…”
“Grazie Franco, grazie”.
Vedete: gli scopi l’amante, ti proponi di aiutarlo a distrarre la moglie e vieni pure ringraziato. Adoro la società liquida…

“Melissa era una collega, solo una collega. Lavorava presso un altro studio, ci siamo incontrati ad una convention. Da cosa nasce cosa, ma pensavo fosse finita lì! Poi qualche mese fa, il dentista presso cui lavorava chiude e lei si trova in mezzo ad una strada. E’ brava, ha due figli, l’ho assunta…. L’occasione, la vicinanza e la sua bellezza…..ci sono cascato. Me l’ha fatta sudare…. le ho promesso forse troppo…temo si sia invaghita…..”, quante storie simili, quante storie iniziate in un modo e con una lenta deriva poi arrivate a promesse, impegni e struggimenti.

“E tu, smettere di andare alle convention?”, povero Aldo, quasi mi fa pena: ingabbiato tra una moglie vigile, un’amante esigente e le sue voglie alla Peter Pan. Non capisco perché debba sempre essere circondato dalle donne….ma io sono qui per lui!

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Smeraldo notturno con ritmo – Cap. 04

Work in progress

Che dormita! Se faccio sesso come si deve, mi succede ogni volta. Certo che ieri sera devo essere proprio impazzita! Mi sono portata a casa uno sconosciuto… Devo lavare le lenzuola! Se quando torna mio marito coi figli trova il letto in quelle condizioni sono finita! Certo questo corridoio non sarà più lo stesso… Cos’è questo? Un biglietto da visita? Gli sarà caduto…ma guarda, lavora nel mio stesso settore, solo che è freelance. Lo butto. Non nelle immondizie di casa però. Nascondiamo! Borsetta. Ora colazione e poi doccia.
Però… certo che … a ripensarci…
Buona, Gaia, a cuccia!

Apro gli occhi, rapida carrellata alla ricerca di eventuali tracce: boxer buttati nel cassonetto, bidet prima di raggiungere il letto, certo che gli amici tacciano sulla mia fuga dalla comitiva. Soprattutto con chi sono fuggito! Ma che mi è preso? Certo ho dormito come un angioletto e distendere le gambe a letto pensando alla gatta mi suscita un sorriso a piene labbra:
“Non ti ho sentito tornare, vi siete divertiti?”, la voce sicura e tranquillizzante di mia moglie mi trascina alla realtà, una piacevole realtà.
“Ciao amore, …serata noiosa….la discoteca poi il sabato! Ero forse l’unico dal capello metallizzato….”.
“Hai fatto conquiste?”
“La barista mi dava del tu a forza di ordinazioni…per il resto, nessuno di noi sfigati ha rimorchiato, abbiamo perso il fluido…..”, mentre lo dico due occhi smeraldo riempiono il mio cervello.
“Oggi dobbiamo andare dai miei, mia madre ha bisogno di alcuni lavoretti in casa…”, solito pranzo con ricatto di bassa manovalanza..
“Mi sono laureato apposta per aggiustare tapparelle….”, non mi spiace fare piccoli lavori, mi spiace che ce ne siano sempre di nuovi da fare
Un bacio e la mia bella mogliettina si alza già determinata e organizzata: un planning vivente. Scaccio gli occhi smeraldo dal mio cervello….spero di non avere addosso ancora il suo aroma….doccia, subito!

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Smeraldo notturno con ritmo – Cap. 03

Game over?

Mi bacia languida: soddisfatta l’urgenza del primo suo piacere, fa le fusa… troppo. Un lampo negli occhi, oddio!

Si alza in piedi sul letto, vuole farmi capire che è sua la tana: “Non prenderti troppe confidenze, sei nel mio territorio”, ammorbidisce il messaggio con un sorriso sornione. La posso guardare, gustare con gli occhi e ammirarla nell’esibizione. La luce è finalmente ferma e costante: un faretto illumina il letto di luce gialla, non forte, diffusa. Le gambe paiono lunghissime: so che non lo sono, la prospettiva gioca a favore. I piedi divaricati ai miei fianchi, le cosce leggermente dischiuse. Il lucido fiore, morbidamente gonfio e tumido. Forzo il mio sguardo a proseguire la salita: il ventre piatto, l’ombelico leggermente sporgente e su, verso i globi dei seni. I capezzoli sparati: duri e sfrontati. Talmente eccitanti che vorrei stringerli, leccarli, morsicarli…

Terza piena e florida, anche se una misura non può sintetizzarne la bellezza….le aureole regolari, scure e simmetriche. Quasi un’opera d’arte, ma io non sono esteta che guarda solo, sono amante e voglio godere con lei e di lei. Con le mani dietro alle sue ginocchia, la costringo a piegar le gambe: vieni giù da me il messaggio….”Dove credi di andare? Volevi stendermi, ce l’hai fatta…..ora sono io che voglio. Voglio correre!”.

Fisso il suo volto con i due smeraldi incastonati nel trucco di lei che va lentamente sciogliendosi….

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Smeraldo notturno con ritmo – Cap. 02

La tana

Infilo le chiavi nella toppa. Il suo corpo ancora schiacciato al mio: da quando abbiamo varcato il portone la sua eccitazione, in ottima ripresa, non si è allontanata di un millimetro dal mio culo. Il suo corpo ha aderito perfettamente e le sue mani hanno esplorato il mio, liberamente e senza remore.
Chiudo la porta. Il mio perizoma finisce sul pavimento, umido dei miei umori, dell’orgasmo che mi ha dato in ascensore sussurrandomi nell’orecchio: “Questo è solo un assaggio”.

La gonna finisce a terra, con la camicetta. Mi spinge contro il muro del corridoio. Il suo corpo è sempre dietro di me. Le labbra sul mio collo… mi morde la parte posteriore del collo con passione, premendo coi denti sui nervi che … ohddio! un brivido… il mio istinto felino mi porta a spingere indietro il bacino… sono proprio gatta in questo. E lui continua a mordere. E il mio sedere a spingere sulla sua erezione.

Sono nuda, gomiti appoggiati al muro davanti a me. Bacino proteso in fuori. Davanti agli occhi ho la foto di quel carnevale quand’ero bambina, vestita da tigre. Raggiante nel mio abito di peluche. L’istinto non si può negare…

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