Bussano? Sarà il lontano di casa

Pubblicato: 26/04/2012

L’inverno è lungo e rigido dalle mie parti.
Lunghe passeggiate nella neve in questo paesello sui monti servono anche a raffreddare l’animo. Ci si conosce tutti, non ci sono turisti e capita di rimanere quasi isolati.
La città più vicina è raggiungibile con difficoltà: solo nel week-end puoi pensare di andarci, nei giorni lavorativi la levataccia obbliga ad andare a letto presto.

Allevo vacche, d’estate le porto all’alpeggio, tiro le tette e produco formaggi. Un bel lavoro, con qualche piccola sconvenienza…..ma tant’è. Mi piace ed è tradizione della mia famiglia…. Vivo solo nella casa poco lontana dalla stalla, una casa modesta ma accogliente: un grande camino, un tavolo di legno massiccio e il mio divano, sformato e consunto dall’uso. Una grande libreria: mi piace leggere e pensare. Libri di ogni genere e argomento. Una piccola televisione: dovrei cambiarla ma chissenefrega, per quello che trasmettono!

Il computer con una rete internet speciale. La chiamo il “singhiozzo di internet”: se sono al tavolo, funzionicchia, se mi accomodo sul divano, cade il collegamento.
Sono giunto al compromesso: culo sul divano, schiena protesa e pc sulla sedia accostata al tavolo…. o così o niente!

Perché dico tutto questo? Adoro il fuori pista! Non io, chi lo pratica aldilà delle cautele. Ora racconto…

Sono le sei di sera, ormai terminati i lavori quotidiani, il buio è calato da tempo, mi rintano sul mio divano: buon libro, legna che arde nel camino, bicchiere di vino e pezzo di formaggio stagionato. Accappatoio, capelli bagnati e inizio la lettura serale: Camilleri. Pensare a Vigata assolata e calda, mi fa scordare le temperature rigide e il metro di neve che preme sul tetto….anzi domani devo spalarne un po’…altrimenti… vabbé domani.

Colpi convulsi alla porta, Bussano? Se capita a voi è consueto, se capita a me o sono le corna di un cervo ramingo o è il lontano di casa. Lontano perché abita ad oltre un chilometro. Ecco perché lontano di casa. A quest’ora! Che mai vorrà!?!

Apro in accappatoio, tanto che mi frega: mi ha visto sporco di merda di vacca più di una volta…se mi vede pulito e profumato in accappatoio mica si scandalizza. Spero entri veloce perché con lui entra il gelo della sera. Altri colpi….arrivo!

Se è un cervo è strano: è giallo e in tuta da sci! Se è il lontano di casa pure: mai visto con quei due fari nocciola e quella cuffia con i pon pon. Soprattutto con quell’accenno di tette che spinge il tessuto e quelle labbra ormai viola e intirizzite dal freddo.

“Mi sono persa…. ho perso la mia compagnia di amici….. posso entrare… a… fare una telefonata?”, le labbra tremule e la voce strozzata
“Entri pure…prego..”, mi faccio da parte e veloce chiudo la porta alle sue spalle.
“Mi scusi…non immaginavo…sono mortificato vado a vestirmi”, mi sento in imbarazzo, così, in accappatoio!
“Dov’è il telefono?”, rinfrancata dal tepore, strappandosi la cuffia dal capo. Lunghe ciocche scure scendono scomposte e ribelli.
“A 5 km in paese…”, le rispondo dalla camera mentre infilo la prima cosa che mi capita….

Torno e vedo lo sconforto nei suoi occhi, saranno in ansia, saranno inquieti, come posso aiutarla…
“Si spogli.. presto!”, ecco, forse ho sbagliato qualcosa, perché mi guarda tra l’intimorito e l’attonito.
“Noo, mi scusi! Tolga la tuta bagnata e si avvicini al fuoco per scaldarsi, ne ha bisogno…”, chiarito l’equivoco, si rilassa e grata toglie il pesante indumento, lo stende sullo schienale della seggiola e rimane in calzamaglia e lungo maglione.

La calzamaglia vela aderente le lunghe gambe affusolate e il vederle sino alla coscia è un piacere per gli occhi
“Come posso fare mi aiuti, saranno in ansia… ha il cellulare? Il mio non prende!”
“Certo che ce l’ho….anche il mio qua non prende…”, riprova: sarai più fortunata!
“Ma lei sta qua isolato dal mondo…ma come fa? Io morirei a starmene così…sperduta”, ecco che partono i soliti giudizi…..bla bla bla
“Guardi che l’unica sperduta è lei, io mi trovo benissimo qua al mio posto……..dai, mandiamo una mail ai suoi amici!”, e le faccio sgorgare il primo sorriso da quando ha messo piede a casa mia.

Pochi minuti e: culo sul divano, schiena protesa in avanti, pc sulla seggiola accostata al tavolo, Elisa, prova il mio singhiozzo di internet. Ride della cosa ma, tranquillizzati gli amici via mail, si rilassa sul divano. Pare trovarsi bene, talmente bene che si vuole fermare a cena: non è proprio così, ma facciamo finta. In realtà sino a domattina dove cavolo può andare?

Le lingue sciolte dal vino e dal formaggio, le chiacchiere che sostituiscono la lettura solitaria. Levato il maglione, rivela una canottiera aderente in micro fibra. Simpatica Elisa, anche io le sono simpatico. La confidenza sboccia naturale, abbiamo più o meno la stessa età e la incuriosisco molto.

“Ma scusa Franco, come fai con la tua fidanzata, raggiungerti qua non dev’essere impresa facile…”
“Sai Elisa… che mi interessa di avere una fidanzata…..qua c’è pieno di vacche!”, battuta pessima che la lascia perplessa. Non sa se ridere o preoccuparsi di derive zoofile del sottoscritto.
“Tranquilla era solo una battuta! Mi piacciono bipedi e con due tette che io non debba mungere ogni giorno!”, certo che a volte…stare zitto!

Esplode in una risata che le illumina lo sguardo…..forse non sono stato così idiota..
“Il tuo fidanzato piuttosto…sarà in pena, saperti in casa di uno sconosciuto, sperduta sui monti, priva di comfort….”
“Sono single, nella tua casa non mancano i comfort e come sconosciuto poteva andarmi peggio”, simpatica la donzella…poteva andarle peggio!
“Come mi posso sistemare per la notte…..non penso mi butterai fuori dopo avermi rifocillata, scaldata e dissetata”, manca solo una cosa che potrei farle e non dispero.

“Vai pure a dormire nel mio letto, io mi accomodo sul divano”, vaccaro ma gentiluomo!
“Non vorrei crearti tanto disagio, mi sistemo io sul divano”
“Non se ne parla, tu prendi il letto: sai quante notti ho passato su quel divano colto dal sonno mentre leggevo? Andiamo a cambiare le lenzuola, aiutami scroccona!”,
“Ma…ma… ma.. io ti pago”, ooohh: non coglie una battuta che è una! L’ironia in città non gira tanto…

Cambiare le lenzuola ad un letto matrimoniale è un rito propiziatorio: i corpi piegati a sistemare gli angoli….la canottiera che lascia spazi allo sguardo…. il sedere piegato in favore di specchio….
“Posso fare una doccia?”
“Fai pure ma attenta alle telecamere piazzate per riprenderti nuda……….scherzo!”, lo dico subito, altrimenti pensate male, scherzo davvero!

Lei ora ride, finalmente capisce che sono un cazzone a cui piace scherzare e che non si prende troppo sul serio
“Beh sei così gentile che se mi assicurassi che è solo per te……lo spettacolino della doccia……”
“Sai una cosa: preferisco gli spettacoli dal vivo…..rivederli poi… perdono fascino”, e ora non scherzo, così come non è ironica la piramide disegnata dalla tuta all’altezza del mio inguine. Ho dimenticato i boxer….succede.

Entra nel bagno lasciando la porta aperta alle spalle: toglie la canottiera, la schiena percorsa solo dal laccetto del reggiseno, abbassa la calzamaglia e le mutandine coprono un bel sedere pieno e rotondo…..I suoi occhi mi guardano dallo specchio….mi aiuti il loro messaggio.

La mia immagine riflessa alle sue spalle è più che gradevole, copre troppo il reggiseno! Con una mano lo tolgo e rimane appeso alle spalline, un bacio alla base del collo e scendono guidate dalle mie mani, abbranco un seno con la mia manona, le scappa un gemito. L’erezione le accarezza i glutei…
“La doccia può aspettare….”, le prendo la mano attirandola in camera
“Sono sudata…….”, che carina.. si preoccupa…
“Dopo lo sarai di più, fidati. Mi piace il tuo odore….”

Le lenzuola profumano di fresco, lei di donna. Tolgo il vago velo della tuta e le sue mutandine in un baleno. Zitta guarda il mio corpo, scende con gli occhi verso il mio membro, lo accarezza con la mano. Appoggia le labbra a tastarne il calore, la bagnata consistenza del mio desiderio. Lo avviluppa di labbra, ora non più tremanti dal freddo. Ora sono labbra che ardono di voglia. Una lieve spinta la fa stendere sul letto: si mostra, si fa ammirare fiera della propria bella nudità. Non ha timore dei miei occhi, capisco le piaccia farsi desiderare dagli occhi dell’amante. Solleva le ginocchia con aria di soddisfatta presunzione. Ha la vulva bellissima, una fessura morbida con le labbra gonfie e glabre. Chinarmi a baciarla è il minimo….un solo bacio….Sollevo il busto e la guardo..
“Ti prego leccami…”, adoro le donne che sanno quello che vogliono.

La lingua penetra angoli bagnati del suo sesso, esplora tesa alla ricerca del suo piacere. Elisa allarga oscena le gambe per accogliere il mio volto. Le piace, sento che trattiene i primi gemiti…
“Puoi urlare di piacere…..non siamo in città….qua non ci sente nessuno”, come averle dato il via: non trattiene altro, spara al vento incitanti urletti di piacere. La libertà di poterlo fare e la mia opera, le strappano in pochi minuti un sonoro orgasmo….”Sì sì…sì….sì….SI”, un ultimo scossone del ventre e il suo copro si rilassa grato del piacere conquistato.
“E’ bello perdersi a volte….”, con un sorriso languido sul volto.

Adesso mi perdo io….le accarezzo il corpo stendendomi al suo fianco, l’uccello che appoggia sulla sua coscia..impossibile per lei non raggiungerlo con la mano e percorrerlo per la lunghezza… mi stendo di schiena e lei corre a prenderlo in bocca. Mi piace come lo fa: decisa, tenendolo in mano e muovendo rapida la bocca. La lingua ad assaporarne il gusto….
Siediti, prendimi, dentro….non mi occorre articolare parole: si accuccia, schiude le cosce e avvicina il mio sesso al suo. Si siede, mi prende, dentro.
Immobile si muove, vibrano su di me i muscoli. Sento il massaggio caldo e liquido di lei. Si accascia per baciarmi: la sua lingua nella mia bocca e il mio sesso penetrato in lei. L’armonia di due corpi che si scoprono, per la prima volta si incontrano….

Il bacio fa infuriare gli animali in noi. Sento la figa spalmarsi sul cazzo gonfio di voglia. Ho l’estrema urgenza di essere pompato da lei, la prendo per i fianchi e la sollevo per darle l’abbrivio. Si agita, corre e scivola sul mio cazzo, ogni volta siede e affonda la mia cappella il più possibile. Lascia libero sfogo ad ogni pulsione vocale, i polmoni si riempiono d’aria e sbuffano gemiti, ansimi e parole di fuoco. Gode dissennata, la ragione ormai non ha più senso, solo il piacere di una scopata, una gran scopata. Diventa aggressiva, spinge il bacino sino al rumore acquoso delle carni quando sbattono. Sento i coglioni esplodermi dalla voglia di essere svuotati, liberati dal carico di sperma accumulato nel desiderio. La giro sulla schiena, voglio stantuffarla io! Sento il suo corpo cedere e accogliere ogni mio colpo con grata soddisfazione. Urla mentre accelero il mio bacino…dentro, fuori, dentro, fuori in una successione di spinte frenetica. Il letto cigola….lei urla il suo godere e io vengo….vengo in lei mentre gutturale sale il mio di urlo…..

Rallento piano il movimento, l’ardore schiantato nel piacere….il lento sgonfiarmi in lei….il suo abbandonare molle le gambe….sorridiamo, sorridiamo insieme…grati l’uno all’altra, posseduti dalle endorfine.

Stramazzo al suo fianco e le accarezzo un seno: “Hai visto che vivere isolato ha qualche vantaggio?”
“Ma cosa si fa nelle lunghe serate….. d’inverno…. con la neve?”
“Il bis, ter, quater……sino a mattina…”
“Mi piace come programma!”, cinguetta leggiadra correndo in doccia.

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